Sulla famiglia nel bosco,
I genitori hanno fatto benissimo a non cedere al ricatto che è stato loro imposto. Perché di un ricatto si tratta:
pretendere che una famiglia modifichi il proprio bagno secondo criteri arbitrari, non previsti da
alcuna norma, come condizione per non perdere i bambini, è qualcosa di ingiustificato, inconcepibile
e totalmente privo di fondamento giuridico ed educativo.
Non esiste alcuna legge che imponga “il bagno che vogliamo noi”, né tantomeno è ammissibile che l’uso del
vaso da notte — pratica normale e storica, adottata da milioni di famiglie — possa essere considerato un
motivo di allontanamento. Non si può allontanare un minore perché utilizza un vaso da notte.
E non si può obbligare una famiglia a ristrutturare un bagno sulla base di pretese prive di valore normativo,
poiché stiamo parlando di abitazione privata. Hanno quindi fatto bene, benissimo, a dire di no.
E poi c’è la questione della socializzazione.
Chi ha stabilito che i bambini “non socializzano”?
Su quali basi tecniche, e soprattutto: chi è stato incaricato di valutare questo aspetto?
La socializzazione è un tema educativo, non sanitario, non assistenziale.
E la qualità dell’ambiente educativo può essere valutata solo da un pedagogista, l’unica figura competente
in materia.
Affidare questa valutazione a professionisti non competenti equivale a chiedere a un farmacista di certificare
la sicurezza statica di un ponte: non è il suo mestiere.
Allo stesso modo, sarebbe assurdo chiedere a un ingegnere se un farmaco è terapeuticamente sicuro.
Non si può pretendere da un professionista ciò che non rientra nella sua competenza.
Eppure è esattamente ciò che è accaduto qui: si è chiesta una valutazione educativa a figure che non hanno
la formazione per farla. Senza una perizia pedagogica, la valutazione non può essere considerata valida.
IL MIO PARERE DA PEDAGOGISTA
Proprio perché manca una perizia seria, completa e realizzata da figure realmente qualificate, la prima
misura di tutela deve riguardare i bambini. I minori non possono essere usati come oggetto di un
provvedimento affrettato e basato su valutazioni improprie o parziali.
Nel frattempo che venga svolta una perizia adeguata, e parallelamente una controperizia di parte, i
bambini devono essere immediatamente restituiti alla loro famiglia.
Questo per un motivo fondamentale: evitare un trauma. L’allontanamento, se non pienamente giustificato da
elementi certi, proporzionati e valutati da competenze appropriate, è di per sé un atto traumatico e va
scongiurato.
Finché il dibattimento è aperto, finché le competenze richieste non sono state coinvolte, finché non esiste
una valutazione pedagogica solida e argomentata, non c’è alcuna base sufficiente per mantenere
l’allontanamento.
La tutela del minore non può essere decisa senza le competenze necessarie. E senza competenze, l’unica
scelta legittima e conforme alla logica educativa, giuridica e umana è:
i bambini devono stare a casa.
- Dal web, Valerio Sgalambro, Pedagogista https://www.facebook.com/valerio.sgalambro